Iniziamo il viaggio nei Colli Piacentini, e più specificatamente nella Valnure, partendo da una delle Cantine più importanti e che più si è distinta nel regalare vini di grande qualità a questo territorio: l’Azienda Agricola La Tosa, di Stefano e Ferruccio Pizzamiglio.
Mi accompagna nella visita Stefano, che è anche l’enologo della cantina, e la cui grandissima passione trasuda dopo pochi minuti di conversazione.
Dico subito che consiglio una visita da loro, non fosse altro per visitare l’interessantissimo Museo della Vite e del Vino, ricco di oggetti, testi e testimonianze della produzione vitivinicola del passato, non solo recente. Aggiungo che arrivando alla tenuta, vale la pena fare anche una visita al borghetto medievale di Vigolzone.
Vediamo in dettaglio la storia di questa affascinante Cantina …
L’azienda nasce nel 1980 ed è condotta dalla famiglia Pizzamiglio in regime biologico. La tenuta si estende su circa 19 ettari, di cui 13 di proprietà e i rimanenti in affitto. La produzione annua si aggira sulle 110.000 bottiglie. Quindi una realtà medio-piccola dei colli Piacentini, considerando che la produzione annua della provincia si aggira sui 50/60 milioni di bottiglie, per un totale di circa 1 milione di ettolitri.
Qui troviamo grandi cantine sociali (Valtidone, Vicobarone, ecc.) e grandi aziende private (4 Valli) con produzioni altissime, dai 4 ai 7 milioni di bottiglie annue. Poi esistono una serie piuttosto numerosa di realtà la cui produzione si aggira sul mezzo milione di bottiglie.
Solamente meno di 10 aziende hanno una produzione inferiore alle 250.000 unita all’anno, con un chiaro obbiettivo di alta qualità dei vini.
Volendo approfondire il concetto di qualità media del piacentino, possiamo partire da questo dato: il costo medio di una bottiglia prodotta dalle grandi cantine sociali è compreso tra 2 e 2.5 euro. La media complessiva della provincia di Piacenza si alza tra i 2.7 e i 3 euro. Si consideri che La Tosa ha un prezzo medio dei vini superiore a 7 euro.
Da un punto di vista di tipologie prodotte nei colli piacentini, la metà appartiene alla denominazione d’origine (Colli Piacentini) e un quarto è Gutturnio. La tipologia Gutturnio oggi risulta prodotta all’80% frizzante, e nel passato questa percentuale era anche molto più alta, ciò a testimoniare la tradizione emiliana di vini mossi e di pronta beva. Quindi tra i vitigni troviamo Barbera e Croatina, e tra i bianchi chi la fa da padrona è la Malvasia di Candia Aromatica. Questo è il vitigno identitario di questa zona; dà un vino che permette l’invecchiamento, ha struttura e potenzialità.
Esiste poi l’Ortrugo (l’ “altra uva”) su cui alcuni produttori puntano, che è un vino più immediato, fresco, beverino, che poco si presta all’invecchiamento. La quantità di superfice vitata di Ortrugo si aggira su qualche centinaio di ettari, al contrario della Malvasia che si aggira intorno al migliaio.
Nella tenuta La Tosa i terreni sono terre rosse antiche, con percentuali ottimali di argille (30%), limo (50%) e sabbia (20%); poco calcare e terreno poco fertile. Spostandoci nella Val Tidone le terre diventano più argillose, fertili, e, non a caso entriamo nella zona dove troviamo più della metà della viticultura piacentina. Ziano Piacentino è il comune più vitato d’Italia. Spostandoci di pochi chilometri si trovano calcari bianchi, che danno vini con strutture più esili e profumi fini. Poi ancora zone con terreni fossili.
Le vigne della cantina La Tosa si trovano tra i 150 e i 220 metri, la metà è allevata a Guyot, mentre l’altra parte a casarsa, sebbene mai per la malvasia. Questo infatti è la bacca bianca su cui punta l’Azienda, nonostante abbiano anche Ortrugo e Sauvignon.
Per quanto riguarda quest’ultimo, va considerato che coltivarlo a queste latitudine non è affatto facile a causa del caldo sempre crescente.
L’Ortrugo, la cui prima notizia si ha attorno al 1820, manca di finezza, e quando matura tende a liberare spiccate note vegetali (qualcuno lo chiama il ‘sauvignon dei poveri’). È un’uva che sviluppa profumi in rifermentazione, quindi quando vinificato frizzante da il meglio di sé.
Per quanto riguarda la DOC Colli Piacentini, quando è stata approvata ha incluso i nomi di tre DOC esistenti: Trebbianino Val Trebbia (che prevede più ortrugo in percentuale), Valnure (più malvasia in percentuale) e Monterosso Val d’Arda (malvasia e moscato in buona percentuale). Originariamente erano leggermente diverse ma si è lasciata la loro indicazione nella DOC attuale. Tuttavia questo ha creato problemi di identificazione e confusioni del vino prodotto nella zona.
L’azienda La Tosa lavora in regime biologico e addirittura hanno un vino senza solfiti aggiunti: “Terre della Tosa”, che quindi risulta sotto il limite di legge di 6 mg/l di solforosa.
Qui Stefano mi illustra con dovizia di particolari che l’analisi della solforosa si può fare in due modi: per titolazione (quella più comune) e per distillazione. La prima dà valori più alti rispetto a quelli reali in quanto ingloba una serie di sostanze riducenti che appunto ne aumentano il valore. La ragione per cui molti si orientano su questa metodologia è la maggiore complessità e i costi dell’analisi per distillazione, che però è quella che dà i valori effettivi e che poi devono essere conformi alla legge.
Il vino senza solfiti prodotto è travasato sotto gas inerte e sosta sulle proprie fecce. Si possono mettere degli estratti di agrume, di the verde che aggiungono antiossidanti naturali. Non aggiungono tannini liquidi, che comunque sarebbero più naturali della SO2. La durata attesa di questo vino è prevista sui dieci anni. La produzione è iniziata solo 6 anni fa, e ad oggi nessun cedimento risulta presente.
Ora vediamo in dettaglio i vini della Cantina La Tosa.
I Vini della Cantina La Tosa
La cantina prevede una selezione di nove vini, che sono nove diverse interpretazioni della natura, nove prodotti dotati di un proprio distinto carattere.
Uno degli obiettivi de La Tosa è sempre stato che ognuno dei vini abbia una peculiare, ben distinta personalità, e che tutti assieme compongano un quadro variegato e completo.
La linea include quattro vini bianchi, quattro rossi, un vino dolce. Tra di essi, quattro vini quotidiani (il Terrafiaba Valnure frizzante da uve Malvasia di Candia Aromatica, Ortrugo e Trebbiano, il Riodeltordo Valnure fermo, dal medesimo uvaggio e un pò di Sauvignon, il Terrafiaba Gutturnio frizzante e il TerredellaTosa Gutturnio Superiore, entrmbi composti da Barbera al 65% e Croatina al 35%) e cinque vini più importanti.
Tra questi ultimi, una coppia proveniente da vitigni autoctoni, dall’impatto più morbido e immediato: il Sorriso di Cielo (Malvasia secca) e il Vignamorello (Gutturnio Superiore, cru, con Barbera al 60% e Croatina 40%). Una coppia, proveniente da uve di origine francese, dall’impatto più maschile e complesso: il Sauvignon e il Luna Selvatica (Cabernet Sauvignon). Infine un vino dolce (L’Ora Felice), che con la sua fragranza e la sua finezza trasmetta il tocco leggero e profondo della natura.
Il Gutturnio, come noto, è prodotto con Barbera dal 55 al 70%, Croatina (localmente chiamata Bonarda) dal 30 al 45%;. La Tosa produce i suoi vini con il 60% di Barbera e il 40% di Croatina. La barbera dona acidità (malica), colore, ma poco tannico; La Croatina dona morbidezza, tannino e struttura, e anche il suo colore è piuttosto scuro. Sembrano due uve nate per stare insieme. Peraltro la produzione della Barbera è costante, mentre la Croatina è assolutamente incostante, e dà piccoli grappoli.
Addirittura in qualche annata nemmeno si riesce ad arrivare alla percentuali minime imposte dal disciplinare. Ecco perchè il legislatore ha organizzato in questo modo il testo della DOC, anche per venire incontro alle caratteristiche produttive di questi due vitigni.
Passiamo agli assaggi di due tra i migliori vini dell’Azienda.
Sorriso del Cielo 2015 (Malvasia di Candia Aromatica, Secca). Si presenta di giallo paglierino carico, tendente al dorato. Al profumo spicca l’aromaticità del vitigno, poi frutta matura: ananas accompagnato da un floreale di fiori bianchi, carnosi, giglio e rosa. Il vino sosta sulle proprie fecce per circa 6 mesi, il grappolo di questa malvasia è piuttosto piccolo, concentrato, ciò soprattutto grazie al tipo di terreno e al desiderio di produrre qualità e non quantità. È un vino imponente, fresco di grande impatto gustativo. La nota pseudocalorica è decisa, ma non fastidiosa. Ha 14% di alcol ma la produzione di questo vino vede sempre gradazioni comprese tra i 13 e i 15%. La chiusura è leggermente amarognola, e qui ci pensa il lieve residuo zuccherino a mitigare l’effetto. Si abbina molto bene all’agrodolce, alle preparazioni a base di zucca, foie gras, salumi affumicati e cucina orientale.
Vignamorello 2014 – Gutturnio Superiore. Questo vino proviene da un cru, il vigneto Morello, sito in posizione elevata, con esposizione nord-sud. Si effettua il diradamento dei grappoli e la raccolta dell’uva avviene a maturità avanzata. È un vino rosso rubino con bei riflessi porpora. Al naso è inebriante, frutta rossa, viola appassita, note mentolate e speziate da tabacco da pipa. Sosta in legno, barrique nuove e usate per sei mesi. Grande struttura gustativa, nobilissimo tannino e sorso suadente. Un grande vino di struttura di grande longevità.
Se volete ulteriori consigli su come abbinare la Malvasia Sorriso di Cielo e volete conoscere più da vicino il Sauvignon dell’azienda la Tosa e i suoi possibili abbinamenti , allora leggete qui.
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