La degustazione dei vini di Cantine Belisario è una tappa obbligata in una visita nell’area del Verdicchio di Matelica.
È un appuntamento a cui non si può mancare per un paio di ragioni molto semplici: intanto si tratta del maggior produttore di Verdicchio di Matelica, che con oltre il 70% della produzione merita di essere approfondito, e poi perchè se siete fortunati avrete modo di conoscere il Cav. Patrizio Gagliardi, direttore commerciale dell’Azienda Belisario, personaggio storico della città, di cui è stato più volte Sindaco, la cui competenza e gentilezza vi stupiranno.
Cantine Belisario nasce agli inizi degli anni settanta ed è una realtà dinamica e in rapida evoluzione. Una cooperativa che sta cambiando sempre più, per migliorare, controllare e rafforzare il controllo dell’intera filiera produttiva, allo scopo di incrementare la qualità dei loro prodotti. I vigneti su cui lavorano sono di proprietà o spesso si tratta di affitti trentennali, proprio allo scopo di poter contare sempre sui prodotti e definire gli standard produttivi secondo le linee guida aziendali.
Gli ettari vitati sono circa 320; tutti i vigneti, che coltiva direttamente, sono vicini alla cantina ad una distanza massima di 10 minuti, e tutti sono ospitati nell’Alta Valle Esina.
L’Alta Valle Esina presenta un clima continentale con sensibili escursioni termiche ma mediterraneo (43° parallelo) dal punto di vista del soleggiamento. Questo microclima determina un grande accumulo di aromi, la piena conservazione del patrimonio acido, una produzione fisiologicamente limitata e una maturazione piena e completa.
Le selezioni nascono nel 1988, ed oggi abbiamo disponibili quattro Cru di verdicchio di Matelica:
- Vigneto del Cerro (1988)
- Vigneti Belisario (1988), ora rinominato in Vigneti B, vino biologico senza aggiunta di solforosa.
- Meridia (2006)
- Cambrugiano (1988)
Tutti i vini fanno acciaio, a parte il Cambrugiano, una cui parte della massa affina in barrique, circa un 15%; il Meridia, dopo la fermentazione in acciaio, riposa nel cemento sulle fecce fini. Da notare che il riposo in cemento, a causa dei differenziali termici, crea un movimento convettivo tale da provocare un delicato battonage naturale. Ciò incide chiaramente sul profilo sensoriale di questo prodotto e sulla sua evoluzione. Cambrugiano è il vino top, molto noto e pluripremiato, a cui si affianca il Meridia.
Come linea di ingresso, con un ottimo rapporto qualità/ costo troviamo il Vigneto del Cerro (cru) o il Terre di Val Bona.
Per capire a fondo il Verdicchio di Matelica dobbiamo però prima di tutto comprendere il territorio: la sua ubicazione, la tipologia del suolo, solo cosi potremo poi spingerci in un confronto con l’altro, e forse più famoso verdicchio, quello dei Castelli di Jesi.
A Matelica ci troviamo nel cuore di una vallata, parallela al mare, ma troppo lontana da esso per subirne gli effetti (in linea d’aria siamo a una cinquantina di km).
Qui c’era il mare; siamo quindi in presenza di un grande bacino idrogeologico che nell’antichità era appunto un lago salato.
È molto frequente trovare vini con caratteri salmastri; addirittura c’è un vigneto dal cui scasso si trovava acqua salmastra, e che dà vini letteralmente salati. La morfologia dell’area presenta rilievi organizzati in dorsali aventi assetto anticlinalico, in cui affiorano rocce sedimentarie marine prevalentemente calcareo-selcifere e marnose di età giurassico-oligocenica.
A sud è delimitata dai Monti Sibillini, a est, verso il mare, dalla catena di San Vicino, a ovest dal monte Gemmo, la cui vetta supera i 1200 metri, mentre a nord il confine naturale è rappresentato dal fiume Esino, che nasce a pochissimi chilometri da Matelica, a Esantoglia alle falde del monte Cafaggio; scorre parallelo al mare fino a Frasassi e poi devia scendendo nella vallata di Jesi.
La vendemmia avviene nella prima decade di ottobre, quando a Jesi è tipicamente già completata. Un’altra sostanziale differenza è anche nei cloni usati nello jesino e nel matelicese. Mentre nel territorio di Jesi è maggiormente diffuso il clone serrato-conico, a Matelica è molto più frequente quello semi-spargolo o lo spargolo, con cui si combattono anche le muffe non nobili.
Insomma nel territorio di Matelica la vite cresce e respira da moltissimo tempo, secoli, anzi millenni. Precisamente da oltre 2650 anni, a partire dai circa 200 vinaccioli di vitis vinifera ritrovati all’interno di uno scavo in cui fu ritrovata una tomba etrusca di un principe guerriero del popolo dei Piceni risalenti al VII secolo a.C.
A onor del vero sembra si trattasse di vinaccioli di uva rossa, non propriamente di verdicchio. Tuttavia esistono testimonianze notarili del 1579 in cui si descrive la vocazione alla coltivazione del Verdicchio e del Brungentile (oggi Sangiovese) nella vallata Camertina.
Che Matelica fosse anche terra di rossi, ce lo dice anche Andrea Bacci, erudito del XVI secolo nato a Sant’Elpidio a mare nel 1524, che studiò a Matelica, e noto per il suo “De naturali vinorum historia”, un compendio in sette libri su tutti i vini conosciuti all’epoca. Inoltre fin dal XVI secolo (Archivio Catastale Matelicese) si riconosceva la peculiarità di queste uve a non essere mai raccolte precocemente, e secondo il medico Francesco Scacchi (De salubri potu dissertatio, Roma 1622) erano anche in grado di produrre un vino frizzante in bottiglia, antesignano rappresentante dello spumante e precedente ai ben noti esperimenti di un benedettino francese dal nome di Dom Perignon.
Si dovrà comunque attendere circa tre secoli (1879) per avere la prima descrizione ampelografica del Verdicchio come miglior vitigno a bacca bianca coltivato nelle Marche, a sancire quindi la unicità ed ecletticità per questo straordinaria uva che raggiunge il riconoscimento del DOC nel 1967, primo nelle Marche e quattordicesimo in Italia e continua in questo suo percorso di assoluto premierato con il riconoscimento nel 2010 della DOCG nella versione Riserva, raggiungendo un traguardo unico nel panorama vitivinicolo nazionale.
Degustando i Vini delle Cantine Belisario
Passiamo ora alla degustazione dei vini.
Partiamo con Cuvée Nadir, un verdicchio vinificato spumante secondo il metodo charmat, ma che riposa tra gli 8 e 10 mesi in autoclave: uno Charmat lungo.
Terre di Valbona 2014 – Verdicchio di Matelica DOC; questo è un verdicchio di ingresso di Belisario, caratterizzato da un ottimo rapporto qualità/prezzo.
Del Cerro 2014 – Verdicchio di Matelica DOC; siamo di fronte al primo Cru, di cui si producono 100.000 bottiglie/anno, ancora una volta un eccellente rapporto qualità/prezzo.
Vigneti B. 2014 – Verdicchio di Matelica DOC; questo è il verdicchio Biologico di casa Belisario. La certificazione bio è garantita dall’ Istituto Mediterraneo di Certificazione. Le uve provengono dal versante del monte Gemmo, quello più freddo. Non vi è aggiunta di solforosa. In questo vino, prodotto in numero limitato di bottiglie, viene condotta una iperossigenazione controllata del mosto, in cui si insuffla ossigeno concentrato, allo scopo di “anticipare” le problematiche ossidative, che si avrebbero. Completata questa fase, si procede a chiarificazione.
Il colore è giallo paglierino brillante, i profumi ricordano l’anice stellato, la colatura di alici, la pesca sciroppata. Il tutto in un’ottima struttura, in grado di offrire una freschezza e sapidità notevoli. Molto piacevole e persistente.
Meridia 2012 – Verdicchio di Matelica DOC. È caratterizzato da un colore paglierino vivace; fra tutti è il vino più terzializzato, con sentori di camomilla, ginestra ed erba falciata. Morbido, rotondo e di lunga persistenza, con un sorso fresco e di estrema piacevolezza.
Cambrugiano 2012 – Verdicchio di Matelica Riserva DOCG. È uno vino di estrema eleganza, con un colore brillante che subito cattura il degustatore. Al naso poi offre ricordi di rosa bianca, mandarino ed fieno tagliato. Il palato è accarezzato dalla sua morbidezza, perfettamente sostenuta dalla freschezza e sapidità di questo vino che gli donano una lunghezza memorabile.
Quest’anno Cantina Belisario ha anche ampliato il suo assortimento di vini includendovi, il Lacrima di Morro d’Alba, prodotto ovviamente da vigneti nell’areale del lacrima. Si tratta del Lacrima di Morro d’Alba 2011 DOC. Di colore rosso rubino intenso con riflessi violacei, ha profumi floreali, in cui risaltano la rosa, la viola e il mirto. Al gusto è fresco e fruttato, vellutato con note balsamiche e con tannini morbidi. Come classico per il lacrima è il naso a farla da padrone, a scapito di un sorso piuttosto leggero e disimpegnato.
Concludiamo con una bevanda dolce, che non possiamo chiamare vino, in quanto è un mix di vino e miele: il Melitites. Questo prodotto è figlio dell’esperienza e delle emozioni di due realtà produttive dell’agroalimentare del territorio matelicese: la Cantina Belisario e la Cooperativa Apicoltori Montani.
Nel ricordo e nella ricerca del sano edonismo enogastronomico, è stato messo a punto un nuovo modo di pensare e fare vino, unendo la magia della fermentazione alcolica del mosto alla carica di potenza dolcificante del miele, il tutto seguendo in modo preciso ciò che è scritto sul libro di Plinio il Vecchio intorno al 20 DC intitolato “Naturalis Historia”: è il vino come lo intendevano i senatori romani, i romani ricchi che vivevano nell’Antica Roma. Non un mosto qualsiasi, bensì il mosto di Verdicchio di Matelica e non un miele qualsiasi ma il miele di Matelica.
Questa sinergia ha realizzato un nuovo prodotto che estremizza la caratterizzazione delle armonie aromatiche mediterranee: la corposità strutturale del Verdicchio di Matelica e la complessa fragranza sensoriale del miele di alta collina. Melitites è un vino al miele, dolce, strutturato, caldo, armonico, morbido ma mai stucchevole, ricco di aromi primari e secondari del verdicchio e ricco delle rotondità sensoriali del miele di Matelica. Raggiunge almeno i 14° alcol svolti, che gli consentono anche di affrontare impegnativi invecchiamenti in bottiglia.
p.s. Se volete scoprire gli abbinamenti per alcuni dei vini delle Cantine Belisario, guardate i seguenti articoli: