Uno dei principali produttori di Grechetto dell’Alto Lazio è sicuramente Sergio Mottura.
La sua tenuta si estende su oltre cento ettari di vigna a conduzione biologica, nel territorio di Civitella d’Agliano (Viterbo), delimitata ad ovest dalle colline e dai calanchi argillosi e ad est dalla pianura umbra bagnata dal Tevere.
L’appezzamento appartiene alla famiglia Mottura dal 1933, ma è verso l’inizio degli anni sessanta che parte la riscoperta e la focalizzazione sul Grechetto.
I Mottura sono di origine piemontese; anzi ‘Mottura’ è il nome di un paesino in provincia di Torino, che si chiama Villafranca Piemonte. Quando iniziò l’operazione di rilancio del vitigno ‘grechetto’, questo era usato, solo nella misura del 15%, nella DOC Orvieto. La ragione è come al solito da ricercarsi nella difficoltà produttiva di questa cultivar, dalla buccia spessa, tale da mettere più facilmente in evidenza le note amare; a questo vitigno erano preferiti procanico o verdello. Tuttavia grazie alla tenacia di Sergio e ai suggerimenti dell’enologo Giandomenico Negro si riesce finalmente a vinificare correttamente questo difficile prodotto.
I terreni dove si trovano le vigne sono vulcanici, siamo vicinissimi al lago di Bolsena. Tanta mineralità quindi grazie ai depositi di ceneri dovute alle eruzioni che si sono succedute nei tempi. Rispetto ai vicini terreni dell’Orvietano qui la percentuale di argilla è minore, intorno al 20% e sono tali per cui i vini provenienti dai vigneti siti a Civitella d’Agliano hanno in genere una maggiore salinità.
In cantina ci accoglie il figlio di Sergio, Sebastiano, che con competenza e cortesia ci racconta la storia dell’Azienda.
Partiamo subito con un ‘brindisi’ con lo spumante metodo classico, che anticipa la visita alle cantine scavate nel tufo, proprio sotto il palazzo nel centro del paese che oggi ospita’ l’agriturismo “La Tana dell’Istrice”.
La cantina sotterranea e’ effettivamente usata per l’affinamento dello spumante. Almeno principalmente, visto che una piccola parte ‘ impiegata per far riposare il vino passito ‘Muffo”, che rimane un anno in tonneau francesi. E’ fresca, sui 15/17 gradi, organizzata su diversi livelli in funzione delle diverse fasi che una bottiglia di metodo classico attraversa: il riposo sui lieviti, il remuage ecc. Per il loro vino spumante, L’Azienda ha scelto lo Chardonnay. Secondo Sergio Mottura, alla luce delle sue esperienze d’Oltralpe, un vino spumante ‘deve’ essere un blanc de blanc, e quindi Chardonnay. Di bottiglie di spumante ne producono dalle 5000 alle 800 bottiglie annue in funzioni delle condizioni ambientali, a fronte di un produzione complessiva sulle 150.000 bottiglie.
Per quanto riguarda il Muffo, questo vino passito, ottenuto da acini attaccati da muffa nobile, proviene da vigneti più a valle, nei pressi di Alviano, vicino la diga di Corbara, in luoghi che ben si prestano alla formazioni di microclimi più umidi tali da favorire lo sviluppo di botrytis cinerea.
Come dicevamo sono produttori naturali: usano solo rame e zolfo in vigna e i lieviti sono selezionati solo per le bollicine.
A questo punto è interessante fare una nota sul simbolo di casa Mottura: l’Istrice.
C’è una ragione ben precisa sulla scelta: passarono al regime biologico negli anni ‘90, e poco dopo le loro tenute si riempirono di istrici, che migrarono dalle vigne vicine, condotte a regime tradizionale. Da quel momento l’Istrice è divenuto il loro simbolo rappresentativo.
Il sistema di allevamento scelto e’ quello a Guyot. Per quanto riguarda l’uso del legno, Mottura ha un importante maestro, Louis Fabrice Latour, dal cui incontro nel 1993 nacque l’interesse e la sfida a vinificare il grechetto in barrique. Ecco così che l’anno successive nasce “Latour a Civitella”. Latour insegna a Mottura a dosare il legno, ad esempio impiegando contenitori di II passaggio, e un ricambio limitato la 5% annuo. Scelte sapienti che fruttano all’azienda innumerevoli premi e riconoscimenti. Sergio Mottura rappresenta un’azienda internazionale, con volume d’affari al 60% all’estero: Canada e California in primis. I prodotti principalmente esportati sono l’Orvieto DOC, il Tragugnano, il Poggio della Costa e il Latour a Civitella.
Degustando i Vini dell’Azienda Sergio Mottura
Partiamo ora con la degustazione, molto generosa e comprensiva quasi dell’intera gamma di prodotti, che prevede ormai ben 11 etichette.
Sergio Mottura – Spumante Brut 2009 (sboccatura 2016). Chardonnay in purezza.
Tragugnano 2015 – Orvieto DOC. Il nome viene dal nome di una vigna vecchia. I vitigni sono quelli dell’Orvieto con un saldo di un 5% di Sauvignon Blanc.
Poggio della Costa 2015 – Grechetto di Civitella d’Agliano I.G.T. – Grechetto 100%.
Latour a Civitella 2015 – Grechetto di Civitella d’Agliano I.G.T. – Grechetto in purezza (fermenta e rimane 9 mesi in legno, poi viene imbottigliato).
Civitella Rosato 2014 – Civitella d’Agliano I.G.T – Montepulciano in purezza. E’ un classico rosato da breve contatto con le bucce, tipicamente entro le 24 ore.
Civitella Rossa 2014 – Civitella d’Agliano I.G.T – Montepulciano e Merlot.
Nenfro 2011 – Lazio Rosso I.G.T – Montepulciano. Questo vino fa un passaggio in legno.
Muffo 2011 – Grechetto di Civitella d’Agliano I.G.T. – Grechetto in purezza, attaccato da muffa nobile.
Una nota finale a proposito delle etichette, che sono realizzate da Anna Maria Testa e da Tim Haward, sempre basate sul tema dell’Istrice, ormai simbolo indiscusso di casa Mottura.
Se volete conoscere come abbinare alcuni dei deliziosi vini di Sergio Mottura potete leggere il seguente post: https://www.bwined.it/il-tragugnano-di-sergio-mottura-e-gli-abbinamenti-cibo-vino