Uno dei produttori più noti nella vinificazione dell’aleatico è Andrea Occhipinti a Gradoli.
Il territorio è quello classico ed elettivo per questo importante vitigno. Non a caso il Lazio ha una delle quattro denominazioni d’origine a base Aleatico, oltre all’Aleatico dell’Elba DOCG, Aleatico di Puglia DOC e la recentissima Pergola DOC, marchigiana.
Occhipinti ha una azienda che si estende su circa 5 ettari, principalmente coltivati con Aleatico, anche se una piccola parte è coltivata con grechetto rosso, vitigno che troviamo presente nella DOC Colli Etruschi Viterbesi (o Tuscia).
Il suo obiettivo è preservare e valorizzare le caratteristiche dei due vitigni autoctoni di Gradoli, attraverso la selezione massale dei vitigni più adatti alla natura vulcanica dei terreni. Siamo sulle colline a ridosso del lago di Bolsena, a circa 450 metri slm con una vista mozzafiato. I vigneti sono prevalentemente orientati nord-sud e godono di una perfetta insolazione.
Una delle caratteristiche di Occhipinti è di essere un produttore naturale, certificato. Questa ‘etichetta’ per lui significa: solo uso di rame e zolfo, nessuna concimazione, solo sovescio, e in cantina nessun intervento di chiarificazione, correzione di acidità, aggiunta di tannini, e chiaramente solo lieviti spontanei.
Per quanto riguarda la solforosa, ne aggiunge solo un po’ in fase di imbottigliamento; siamo nell’ordine di 30/35 mg/l. Mi dice che a lui i vini piacciono cosi, naturali, genuini, con interventi minimali in vigna e a maggior ragione in cantina.
La tenuta dell’Azienda Agricola consta di 14 piccoli vigneti, su terreni vulcanici, ognuno con le sue caratteristiche e impiegati per la produzione di specifici vini. Occhipinti infatti ha una gamma molto ampia: dal rosso ‘classico’, alla versione in anfora, al rosato, all’aleatico vinificato in bianco, ai dolci da uve stramature o uve passite. Ad esempio il vigneto da cui produce il bianco è quello più in alto a 550 metri.
Peraltro mi dice che ha altri progetti nel cassetto. Per cui come dicono gli inglesi: ‘stay tuned”.
In totale ha 7/8 vini, ma che non è detto che vengano prodotti tutti gli anni. Se una particolare stagione non viene giudicata adeguata per la produzione di una certa tipologia, questa semplicemente non viene realizzata. Tutte le azioni in vigneto sono manuali, dalla potatura alla vendemmia. Il sistema di allevamento è il cordone speronato, ma sui nuovi impianti viene rimpiazzato dal guyot.
Tra le differenze tra i due, bisogna considerare la maggiore velocità di gestione del cordone. Infatti, la potatura secca è molto più semplice e immediata rispetto al guyot, per il quale deve essere scelto il capo a frutto migliore per il prossimo anno, quindi deve essere legato opportunamente ai tiranti. Fortunatamente non ci sono problemi di fertilità delle gemme basali per l’aleatico, nel qual caso il cordone speronato sarebbe di fatto escluso.
Dal punto di vista dei caratteri generali dell’Aleatico, vitigno semi-aromatico, possiamo dire che è molto varietale, marcante: profumi di fiori come la rosa il gelsomino e piccoli frutti rossi. In bocca risulta piuttosto speziato, quasi piccante. Dal punto di vista ampelografico, noto che siamo nel pieno dell’invaiatura, che piuttosto tardiva, anche se poi la maturazione non lo è altrettanto.
Un ulteriore aspetto da sottolineare è che Occhipinti rappresentò un elemento di rottura nella produzione dell’aleatico per due ragioni: non era un viticoltore ‘autoctono’, in quanto veniva da Roma, e soprattutto perchè iniziò a vinificare in secco, mentre tradizionalmente l’aleatico era vinificato dolce. Oggi tuttavia si trova in buona compagnia, insieme ad altri produttori di aleatico secco.
I suoi vini sono vinificati in cemento, in piccolo botti da 10 hl, per un periodo di circa 7/10 giorni, a parte quello in anfora che sta un mese. La ragione è legata al fatto che non utilizzando metodi di raffreddamento in cantina, impiega piccole masse di uva in modo che la temperatura non salga troppo. Il legno non è mai usato.
Andiamo all’assaggio del vino. Scegliamo il rosso più tradizionale: ALEA VIVA 2014. Si presenta di un bel rosso rubino, abbastanza tenue. Al naso spiccano la ciliegia, la fragola e poi le spezie. Ma sopra tutto colpisce la grande mineralità, con sentori di ruggine e ricordi ematici. In bocca è piacevolmente fresco, sapido e con un tannino gentile. Buona lunghezza. Ottima espressione di aleatico di Gradoli. Peraltro questa bottiglia è IGT Lazio Rosso; al contrario di altre che sono classificate come vino bianco o rosso in quanto fuori dal disciplinare di produzione. Ad esempio l’aleatico vinificato in bianco o in rosso non è contemplato dal disciplinare.
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