L’Azienda di Gaetano Morella è una delle realtà biodinamiche più interessanti nella zona di Manduria (Taranto), cuore del primitivo pugliese.

E’ un’azienda di dimensioni contenute rispetto alle grandi realtà della Puglia: “solo” una ventina di ettari, di cui tredici circa di primitivo, allevato ad alberello con vigne che vanno dai 45 agli 80 anni di età.

La rimanente parte è a spalliera, per metà ancora con vitigni a bacca rossa, primitivo e malbek, e per metà con vitigni a bacca bianca: fiano campano.

Il malbek (con il k finale, alla pugliese e non il ch alla francese) fu introdotto dai francesi ed era già presente nel passato in queste zone, tanto da essere addirittura previsto come vitigno complementare in diverse DOC. A oggi è diffuso in tre macro zone: Castel del Monte, Squinzano e appunto Manduria.

I terreni pianeggianti in cui Morella ha le proprie vigne offrono il luogo ideale per la coltivazione del primitivo e del negroamaro: terre rosse che ricoprono una roccia calcarea sottostante, che troviamo a soli 50 cm di profondità.

Il primitivo è un vitigno precoce, mediamente vigoroso, incostante nella produzione, che si vendemmia tipicamente dalla terza decade di Agosto fino a metà settembre.

I vini da primitivo sono conosciuti spesso per la loro opulenza, importanza, che si mostra talvolta tutta insieme e può disorientare chi lo assaggia.

I primitivi di Morella sono invece giocati in “sottrazione”, cioè si vuole puntare all’eleganza, sui profumi e non semplicemente sull’esuberanza, sulla quale tale vitigno potrebbe facilmente puntare. Il primitivo può essere molto espansivo, anzi potremo definirlo “orizzontale, al contrario del negroamaro, che in antitesi potremmo definire “verticale”.

La Puglia è terra di rossi e la cantina di Gaetano Morella non si discosta da questo modello, tuttavia hanno un bianco, il Mezzogiorno Bianco, di cui vanno particolarmente orgogliosi: per loro rappresenta appunto una sfida; fare un bianco all’altezza dei fratelli rossi.

Il bianco è vinificato in cemento, non vetrificato, e acciaio. Rimane sulle proprie fecce fino a marzo, garantendo corpo e longevità al vino.
Da notare che il contenitore in cemento ha forma di uovo, presentando il vantaggio, al contrario della barrique, di facilitare il rimescolamento delle fecce fini.
Viene successivamente filtrato a freddo e imbottigliato usando il tappo a vite.
E’ l’unica bottiglia che lo usa e solo per questo la cantina si avvale di un servizio d’imbottigliamento esterno.

Tuttavia esiste una ragione ben precisa per questa scelta: l’obiettivo è evitare tutta una serie di difetti dovuti al tappo di sughero, che non possono essere catalogati come vero e proprio “odore di tappo”, ma rappresentano un’alterazione olfattiva intermedia, che non permette al vino di esprimersi al meglio. Sui rossi viene invece usato il tappo di sughero.
In quel caso piccolo anomalie possono essere contenute e compensate meglio dalla natura stessa del vino.

L’enologa, Lisa Gilbee, australiana, in Italia dal 1992, e moglie di Gaetano mi spiega che sul bianco il difetto appare evidente “come una macchia su una tovaglia bianca”.

Per quanto riguarda i vini rossi, questi effettuano macerazione in tini da 10 hl, con follatura manuale, a cui segue una torchiatura (verticale) anch’essa fatta a mano.
Successivamente riposo in tonneau di 300/500 litri, a cui segue assemblaggio in vasche di acciaio e cemento. Dopo l’imbottigliamento, si procede con un affinamento tra I 6 e 18 mesi a seconda della tipologia.

Una nota finale a proposito della filosofia produttiva di Morella che, essendo produttore biodinamico, oltre che delegato pugliese di Vignaioli Indipendenti, evita interventi in vigna che non prevedano zolfo o rame o altre sostanze naturali (propoli, equiseto ecc.).

Corno silice e corno letame ovviamente sono impiegati, insieme a inerbimento e sovesci con oltre quindici erbe diverse.
Anidride solforosa usata con moderazione.

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