Il primo approccio al mondo dei Lambruschi non poteva essere che con un nome glorioso e importante: Cleto Chiarli.
Un secolo e mezzo di vini, con la produzione attuale che supera i 26 milioni di bottiglie prodotte.
Cleto Chiarli è il nome del fondatore che nel 1860 inaugurò l’azienda, e lancio il Lambrusco a livello internazionale, tanto che nel 1900 a Parigi, in occasione dell’Exposition Universelle, alla Cleto Chiarli & Figli viene riconosciuto dalla giuria il prestigioso premio “Mention Honorable”, attestato dal diploma tuttora gelosamente conservato.
Nel tempio del vino, dove nessuno aveva mai assaggiato il Lambrusco, la Cantina Chiarli viene incoronata per la qualità del suo vino, per la bottiglia, l’etichetta e il tappo di sughero legato con lo spago.
L’azienda è strutturata su tre grandi cantine, e la mia visita si svolge in quella storica di Castelvetro, nel cuore della produzione del Lambrusco Grasparossa.
Qui i vigneti complessivi sono di circa 60 ettari, di cui circa 51 di Lambrusco Grasparossa e 9 di Pignoletto, vitigno sempre più utilizzato e impiegato in zona e nel Bolognese, nella produzione sia di vini frizzanti che di vini fermi.
Nella cantina di Castelvetro, si concentra la produzione di qualità, ed è limitata a circa 1.5 milioni di bottiglie. Dobbiamo subito entrare nell’ottica di idee che i “numeri” relativi alla produzione del Lambrusco sono sempre enormi. Grandi produzioni, grandi rese e costi piuttosto contenuti.
Le vigne adiacenti all’azienda si trovano praticamente in pianura, con sistema di allevamento GDC, che furono trovati e lasciati in uso; comodo per le potature e la raccolta. I nuovi impianti sono a guyot e cordone speronato.
Nell’area modenese i principali Lambruschi sono: Sorbara, Grasparossa e Salamino, sebbene di quest’ultimo Cleto Chiarli lo lavori in quantità minori degli altri due. In generale possiamo dire che si possono individuare tre macro zone di produzione del Lambrusco: Modena, il Reggiano e il Mantovano, a cui possiamo aggiungere in maniera ridotta anche il Parmense.
Una prima distinzione tra la produzione dei lambruschi nel modenese e nel reggiano è che nel primo caso abbiamo produzioni da monovitigno, mentre nel secondo caso, prevalentemente blend di diverse tipologie, che si arricchiscono di lambruschi quali il marani, il montericco, il viadanese, l’oliva, e il barghi a cui possono concorrere: ancellotta, malbo gentile e lambrusco a foglia frastagliata. Volendo evidenziare qualche macro differenza organolettica tra la produzione del reggiano e del modenese, pur con tutti i linmiti a cui queste affermazioni vanno incontro, potremmo dire che quelli reggiani sono un pò più rotondi, più strutturati, sicuramente con un colore rubino intenso, rispetto a quelli modenesi.
Tra questi poi affronteremo le differenze tra i diversi lambruschi tipici del modenese, che, ripetiamo, sono: sorbara, grasparossa e salamino.
I terreni circostanti la tenuta di Castelvetro, sono ghiaiosi, filtranti e con un discreto strato di fertile argilla. Il Lambrusco Sorbara, più a nord, rispetto a dove siamo, devono essere contenuti nell’areale definite dal disciplinare; tuttavia la lavorazione è possibile fuori dall’area di produzione, essendo permesso nell’intera provincia di Modena. I terreni dove viene prodotto il Sorbara sono invece alluvionali e limosi. La vendemmia delle diverse uve avviene in periodi diversi: il Sorbara viene raccolto a inizio/metà settembre, il Grasparossa ad ottobre. Il Pignoletto invece è precoce: fine agosto/inizio settembre.
La vinificazione dei Lambruschi è fatta principalmente con il metodo Charmat, anche se si stanno affermando aziende che impiegano il metodo classico. La produzione è quella di un vino vivace, spumeggiante, allegro perfettamente adatto alla cucina tipica emiliana, come noto tendenzialmente grassa, basti pensare: tigelle, gnocchi fritti e ai salumi.
Tradizionalmente il Lambrusco non è pensato come vino da invecchiamento, ciò sarebbe contro la natura e le origini del prodotto stesso; tuttavia alcune produzioni, soprattutto realizzate con metodo classico, possono evolvere diversi anni. La Cleto Chiarli esporta per l’80% all’estero, almeno nelle linee pensate per la grande distribuzione.
Al contrario la produzione di qualità fatta a Castelvetro, vede questa proporzione completamente invertita e dedicata al mercato italiano.
Sebbene il disciplinare non lo preveda, molti dei lambrusco di qualità di Chiarli indicano l’anno di imbottigliamento. In realtà la produzione avviene in questo modo; dopo una macerazione sulle bucce di meno di un giorno per il Sorbara e 3/4 giorni per il Grasparossa, si effettua la filtrazione e il trasferimento in acciaio; qui il vino riposa a 0/2 gradi, di fatto tenuto in stasi fino a quando si vuole imbottigliare, a quel punto passa in autoclave per 30/40 gg, dove a contatto con la pied de cuve, si realizza la seconda fermentazione.
Degustando i Vini dell’Azienda Cleto Chiarli
Passiamo ora alla degustazione dei Vini.
Vecchia Modena – “Premium” – Mention Honorable; Lambrusco di Sorbara DOC, 2015
Il colore è un rubino purpureo piuttosto trasparente; ha profumi di arancia, gelatina di amarena, lampone; il corpo è contenuto, come tipico di un Lambrusco, decisamente fresco e sapido che gli dona discreta lunghezza.
Il colore trasparente, delicato, con riflessi rosa purpurei è tipico del Lambrusco di Sorbara, dovuto sia alla sua buccia sottile, povera di antociani, oltre al fatto che la macerazione sulle bucce è sempre piuttosto limitata e circoscritta intorno alle 24 ore. Altra particolarità del Sorbara che vale la pena sottolineare è che è un vitigno con fiori fisiologicamente femminili e polline sterile per cui è soggetto ad acinellatura. Per ovviare e consentire l’impollinazione e la fruttificazione delle uve si è reso così necessario prevedere nella base ampelografia dei vigneti altri vitigni Lambrusco, tipicamente il Maestri.
“Fondatore” – fermentato in bottiglia, Metodo ancestrale. Lambrusco di Sorbara DOC 2014
Il colore è un pò più intenso del precedente, verso il rubino. I profumi sono di arancia rossa, gelatina di amarene; sentori simili al vino precedente, ma più “carnosi”. Fresco e sapido; più morbido del precedente.
“Vigneto Cialdini” Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOC, 2105.
Colore rosso rubino intenso, con una bella spuma colorata. I sentori sono più vegetali, la parte floreale ricorda il glicine. Poi frutta rossa, marasca, ciliegia e amarena. Maggiormente tannico e intenso e meno acido del Sorbara, con una chiusura lievemente amarognola.
Tutti questi aspetti sono tipici del Grasparossa rispetto al Sorbara. Da notare che tipicamente nel reggiano gli ‘angoli” vegetali e le chiusure amarognole sono di solito più smussati.
Pruno nero Dry – Lambrusco di Modena D.O.C. Spumante Dry
Grasparossa 65% e Salamino 35%), rubino intense con riflessi violacei. È intenso, di buona struttura,
sapore morbido e vellutato anche grazie al residuo zuccherino che lo rende amabile.