La visita dell’Azienda Contadi Castaldi è un’avventura in un mondo diverso della vinificazione: quello dei vini spumanti. Uso il termine “vini spumanti” che trovo molto più adatto rispetto all’abusato (e pure un pò snob) “bollicine”.
Ovviamente parliamo di Metodo Classico e di Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero. Con circa un milione di bottiglie/anno Contadi Castaldi è una realtà piuttosto importante della Franciacorta; zona che produce in totale circa 15 ml bottiglie/anno (cui vanno aggiunte le 10 ml bottiglie/anno di Berlucchi, che fino a poco tempo fa non faceva parte del Consorzio, e quindi tale numero andava scorporato dal computo totale). Siamo ad Adro, in piena Franciacorta; ricordiamo che il termine “Franciacorta”, secondo la versione più accreditata, deriva dal fatto che nel 1400, sotto il dominio Veneto, fu concesso ai Benedettini di bonificare la zona, evitando loro di pagare le tasse dovute. La zona diventò cosi “franca di corte”, da cui l’evoluzione Franciacorta.
Cinque milioni di anni fa, l’attuale Franciacorta era coperta da un ghiacciaio, che nei millenni ha formato il lago d’Iseo e si è spostato fino ad adagiarsi al monte Orfeo. Questo movimento millenario ha dato origine alla particolare conformazione e composizione dei terreni, che permettono oggi una produzione spumantistica di elevatissima qualità: quindi abbiamo diverse zone vocazionali, oltre a una orografia tale da proteggere dai freddi venti del nord. Estensione totale di circa 25 x 10 Km, che peraltro non può aumentare oltre, proprio in funzione dei confine naturali esistenti.
Molto limitato l’uso delle barrique, che vengono impiegate solo per il vino destinato al Soul Satèn Millesimato, che troviamo disposte in perfetto ordine, al buio, nelle cantine della villa Contadi Castaldi. Nel passato questo era il luogo della vecchia fornace. Diverse linee di produzione e diversi tempi di affinamento sui lieviti, sempre superiori gli stretti disciplinari del Franciacorta: per il Brut si arriva a 20/22 mesi sui lieviti, mentre il minimo prevede soli 18 mesi; il Millesimato, il Soul Satèn, prevede 30 mesi; cioè “mille giorni”, da cui deriva anche il termine “millesimato” (non solo per la scelta di vini tutti proventi dalla stessa annata); la Riserva riposa addirittura 60 mesi sui lieviti. Poi c’è il Rosè, anzi ci sono i Rosè: due versioni, una base e un millesimato.
La maggiore struttura dovuta alla maggiore incidenza di Pinot Nero è evidente. Per le versioni non millesimate si possono avere cuveè con oltre 33 Chardonnay base. Gli ettari di proprietà sono 10, ma quelli da cui raccolgono le uve sono oltre 120, di proprietà di terze parti, ma direttamente gestiti in tutte le fasi e le attività in vigna.
Dopo la passeggiata nella vecchia fornace, dove troviamo le barrique e le pupitre sui cui riposano le bottiglie, passiamo nella zona in cui avviene la vinificazione e conservazione del vino. Dopo la vendemmia agostana, una pressatura soffice permette di ottenere un 60% di mosto destinato alla produzione di spumante, ma non tutto sarà atto a diventarlo. Solo i 2/3 di tale mosto fiore andranno, dopo una lunga evoluzione a riempire una champagnotta. La rimanente parte diventa Curtefranca Bianco (come previsto dal disciplinare).
La pressatura non è mai troppo spinta, per evitare di avere troppi zuccheri nel mosto e quindi andare a penalizzare l’acidità dello stesso, che ovviamente per un vino spumante è uno degli aspetti più importanti. Le vinacce rimanenti vanno in distilleria. Dopo la prima fermentazione il vino è contenuto in vasche d’acciaio refrigerate, che permettono un primo illimpidimento, grazie alla precipitazione dei tartarati.
Ma il bello deve ancora arrivare.
Infatti, quando ci spostiamo nella zona del remuage, vediamo non solo le moderne giropalette (che gestiscono fino a 21000 bottiglie a settimana), e che ruotano di 1/8 di giro le bottiglie, ma casualmente osserviamo anche l’operazione manuale, che permette di gestire “solo” 18000 bottiglie al mese, ma la cui poesia vale da sola la visita in cantina.
Le bottiglie dopo il remuage, vengono conservate approssimativamente per un mese; successivamente passano alla sboccatura.
La “liquer d’expedition” prevede, da disciplinare, solo una miscela zuccherina, non zucchero di canna o addirittura liquore, come invece permesso oltralpe. Nota sul simbolo della cantina Contadi Castaldi, che rappresenta l’ideogramma di una catasta di bottiglie lasciate orizzontalmente a riposare.
Osservate bene il fondo della bottiglia e lo spazio tra quattro di esse, e il logo vi salterà agli occhi.
Esperienza unica.
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