Visto che nel mondo in evoluzione del vino tra gli aggettivi biologico, senza solfiti, biodinamico, naturale, si fa sempre più confusione, ho deciso di guardare la questione da un’angolazione diversa, prettamente gustativa.
In questo articolo, che sarà il primo di una luuunga serie, non voglio spiegare le differenze tra le diciture e le varie certificazioni nazionali , europee e mondiali, finora presenti, ma capire in che modo un vino “biodinamico” possa essere diverso da un vino convenzionale.
Che gusto ha un vino biodinamico rispetto a un vino prodotto con pratiche enologiche e agricole convenzionali?
Quali differenze organolettiche ci dobbiamo aspettare?
Ovvio che non basta un assaggio e, forse, nemmeno tra mille assaggi sarà possibile rispondere in maniera univoca a queste domande e svelare l’arcano, perché ogni vino, biodinamico o meno, sarà sempre diverso dal precedente.
Tuttavia voglio provarci comunque e oggi inizierò con il “Rhesan”, un Trebbiano Toscano in purezza di Cristina Menicocci, prodotto nella sua fattoria nel Viterbese, vicino a Civita Castellana.
Seguiteci a scoprire il gusto di questo Trebbiano biodinamico.
Il Vino secondo Cristina Menicocci
Chiariamo subito cosa vuol dire “ biodinamico” per la fattoria di Cristina Menicocci.
Il Rhesan, al di là delle certificazioni (Vegan, ICEA, BioSuisse) di cui è provvisto, è un Trebbiano prodotto da uve coltivate con il minor impatto ambientale possibile, secondo una filosofia biodinamica che segue il ciclo della terra, elaborata nel completo rispetto della biodiversità del luogo agricolo.
Secondo questa specifica filosofia agricola biodinamica, la vigna di Cristina Menicocci non è un luogo chiuso dove i vigneti restano isolati, ma una terra dove gli elementi naturali di base che la contraddistinguono sono considerati parte integrante del fruttuoso processo di crescita dell’uva.
Gli animali domestici e da cortile che gravitano nella fattoria sono liberi di razzolare in vigna. Gli alberi e le piante che circondano i vigneti vengono il più possibile preservati, stessa cosa per tutte le specie animali che abitano i boschi limitrofi: questo per mantenere intatto il microambiente in cui la vite cresce e da cui trae il suo nutrimento, con la concezione che un ambiente davvero naturale possa rendere uve migliori e quindi un vino “incontaminato” e sano in tutti i suoi aspetti.
Questo non significa lasciare la vigna allo stato brado ma vuol dire curarla senza invadenza, preservando il più possibile le peculiarità naturali del luogo in cui si è deciso di piantare: per la difesa dei vigneti è infatti previsto l’utilizzo, in quantità limitate, solo di preparati a base di rame e zolfo.
Nella cura delle piante non vengono utilizzati prodotti chimici, ma solamente dei preparati biodinamici, di origine esclusivamente naturale, da spruzzare sulle piante e soprattutto da inserire nella terra stessa dove la vite affonda le sue radici.
Biodinamico, nell’Azienda di Cristina Menicocci, non sottintende una vinificazione lasciata al caso ma indica un’operazione portata avanti con un intervento umano minimo, questo per preservar e i pregi naturali dell’uva e le sue proprietà nutrizionali, nonché organolettiche: un bel sì quindi all’utilizzo esclusivo di lieviti autoctoni non inoculati, vale a dire quelli presenti naturalmente sulla buccia dell’uva al momento della raccolta.
Il vino biodinamico prodotto da Cristina Menicocci è ovviamente privo di additivi chimici e, quando possibile, sempre senza solfiti aggiunti.
I principi di lavorazione visti finora non valgono necessariamente per ogni vino “biodinamico”, quanto detto vale per i prodotti della Fattoria di Cristina Menicocci che ha una propria particolare filosofia biodinamica che parte sicuramente dai presupposti in comune a diverse Certificazioni di tale ambito (come ad esempio la Demeter) ma si spinge oltre.
Degustando il Rhesan di Cristina Menicocci
Veniamo però al dunque e vediamo in che modo questa cura e questo approccio biodinamico trovano la loro espressione nel Rhesan.
Generalmente le uve di Trebbiano Toscano, le fondamenta di questo Rhesan, danno vini poco profumati caratterizzati da una buona spalla acida e da una discreta struttura: per tali motivi le uve di questo vitigno vengono spesso usate in taglio a uve più profumate, come ad esempio la Malvasia, il Pecorino o il Grechetto, varietà molto diffuse nel Lazio.
Il Rhesan di Cristina Menicocci è invece un vino di buon corpo ed equilibrio, con profumi che non ti aspetteresti: molto piacevole all’olfatto e delizioso all’assaggio.
Al naso si percepisce chiaramente il caratteristico profumo conferito dai lieviti: dei netti sentori di baguette appena sfornata e biscotti di frolla, queste sono senz’altro le note profumose principali, seguite da più consueti aromi fruttati e floreali di pesca, nocciola e acacia.
Quello del Rhesan è un bouquet sicuramente diverso da quello che normalmente ci aspetteremmo in un Trebbiano in purezza dove sono i sentori fruttati e floreali a predominare con delicatezza.
All’assaggio il Rhesan mostra ancora di più le sue potenzialità: è un vino morbido, con la giusta acidità e una discreta sapidità, strutturato e molto persistente nelle sue note fragranti.
Non è un bianco da pesce ma è sicuramente un vino in grado di accompagnare splendidamente dei primi a base di verdure e formaggi.
L’ho trovato davvero ottimo con una bella scamorza grigliata con prosciutto crudo, con delle crepes prosciutto e formaggio e con un’ottima carbonara ai funghi.
Un Trebbiano sicuramente diverso, facilmente abbinabile e soprattutto piacevole da bere: e in questo caso l’aggettivo “diverso” diventa proprio un sinonimo di “gustoso”.
Spero di trovarne altri così piacevoli in questo lungo e interessante viaggio nel mondo del biodinamico.
In questo percorso, quella di Cristina Menicocci e sicuramente un’azienda da scoprire … con tanti vini da assaggiare!