Ti era venuta voglia di fare un salto al Paestum Wine Fest, che si è svolto dal 23 al 25 Marzo, ma l’hai perso? Dai un’occhiata a questo breve racconto della Kermesse per trovare il tempo per la prossima edizione, perchè merita!
Il mio primo Paestum Wine Festival
Per la prima volta ho partecipato al Paestum Wine Festival e ne sono stata più che lieta. Non amo molto le fiere del vino, per via della confusione che spesso limita il reale apprezzamento dei prodotti presenti; tuttavia si tratta di occasioni che rappresentano un efficace punto d’incontro tra produttore, consumatore e operatori del settore.
Quella del Paestum Wine Fest è una kermesse giovane e dotata di un’anima ben precisa, quest’anno alla sua tredicesima edizione nell’indimenticabile città dei templi.
Pensato da Angelo Zaia, CEO della Zeta Enoteca, a Salerno, e fondatore del Magazine Divini Assaggi, il Festival è un grande palcoscenico per tanti produttori di qualità , da tutta Italia e dall’estero.
L’obiettivo è quello di rivelare produzioni di nicchia e valorizzanti dei diversi territori, nonché fornire interessanti prospettive enogastronomiche sul made in Italy a un pubblico nazionale e internazionale.
Una manifestazione enogastronomica che sta portando sempre più appassionati, esperti, buyer e produttori nel Centro-Sud.
Questa edizione 2024 ha contato più di 800 aziende espositrici e ben 24000 visitatori: un’evoluzione evidente rispetto all’anno scorso, già solo parlando in numeri, segno di un crescente interesse di pubblico, cantine e operatori per i valori di questa manifestazione.
Perché un Festival del Vino a Paestum?
A fare da cornice al Paestum Wine Fest c’è uno dei siti archeologici più importanti al mondo, l’antica città greca di Poseidonia, poi rinominata Paestum dai romani, a ricordare come il vino, prima che un prodotto, fosse una bevanda sacra, intimamente legata alla nostra penisola.
Proprio a testimonianza del valore culturale del vino nostrum, a simboleggiare la manifestazione è stato scelto il “Citerone”, una maschera che richiama il mitico monte della Grecia dove si trovano le Baccanti a celebrare Dioniso, nella tragedia di Euripide.
Il Paestum Wine Festival, Edizione 2024
Anche in questa tredicesima edizione, la location per il Festival è stata sempre quella dell’Ex tabacchificio di Cafasso, a circa 2 Km di distanza dal parco archeologico. Un incontro tra l’antico e il moderno, tra il sacro e il profano con un ampio spazio espositivo di circa 8000 m2.
Gli ambienti industriali d’inizio ‘900 fanno da sfondo a un cortile interno dove hanno trovato posto gli stand enogastronomici per una gustosa pausa tra i diversi assaggi. Arrosticini, caciocavallo impiccato, paste e tanti fritti hanno ulteriormente allietato i visitatori.
Paestum Wine Festival 2024: Le Masterclass
Come negli anni precedenti, ad animare la kermesse, ci sono state alcune Masterclass, dedicate a diverse eccellenze enologiche italiane, come i bianchi del Friuli, il Sagrantino di Montefalco e i particolari vini cilentani, il Taurasi, il Barolo, i Cannonau, i vini di Bolgheri e i Supertuscan, infine sua maestà il Brunello di Montalcino.
Non sono mancate presentazioni relative ai vini del mondo, con due interamente rivolte all’eccellenza degli Champagne.
Paestum Wine Festival 2024 – Presentazione della Guida Vini Untold di Decanto
Proprio tra gli appuntamenti previsti, nei 3 giorni di Festival, c’è stata anche la presentazione delle etichette vincitrici dei tre cavatappi di Decanto nella nuova Guida Vini Untold, in uscita nel 2024, in versione cartacea e come App.
Un viaggio composto da assaggi che ti portano in ogni regione d’Italia, a scoprire le peculiarità enologiche di ogni territorio.
Una Guida che si sposa alla perfezione con la vision del Festival, nata per mettere in risalto proprio la varietà e la diversità della produzione vinicola della penisola.
Protagonisti indiscussi della nuova Guida Untold sono i principali vitigni autoctoni italiani che danno vita anche ad alcuni dei vini nazionali più rinomati, come la Corvina per l’Amarone, il Sangiovese del Brunello e il Nebbiolo di Barolo e Barbaresco.
Un progetto innovativo, un modo di approcciare il vino più vero, genuino e fresco, a cui sono ben contenta di aver partecipato.
Durante gli assaggi, nella chiesetta dell’Ex tabacchificio, ho potuto apprezzare nuovamente alcuni dei vini assaggiati alla cieca, durante la realizzazione della Guida, e scoprire quelli che non ero stata chiamata a valutare.
Le sorprese sono state tante, ben esposte con tanto di QR Code per potere conoscere ancora di più vini e cantine. Nel mondo del vino serve poesia e, insieme, praticità.
Paestum Wine Festival 2024 – Gli assaggi
Con più di 600 cantine presenti, al Paestum Wine Fest c’è veramente lì imbarazzo della scelta sui vini da scoprire.
Quest’anno, in particolare, mi hanno colpita due aziende, diverse ma unite nella volontà di mettere in risalto vini territoriali, dalla forte impronta artigianale. Due aziende familiari, la prima in Piemonte e l’altra in Trentino.
Cominciamo dalle Dolomiti e, in particolare, dall’affascinante Val di Cembra.
Gli spumanti di Villa Corniole
Se hai mai percorso la Val di Cembra, ti ricorderai di quanto è impervia. Due ripidi pendii montuosi che seguono il corso del fiume Avisio. La conformazione stessa della vallata, lunga e stretta, favorisce la viticoltura solo su un versante, quello più soleggiato.
In un contesto ambientale così peculiare nasce la Cantina Villa Corniole, frutto dell’impegno e della passione della famiglia Pellegrini che ha dato il là a questo eroico progetto da più di 20 anni.
Mi avevano decantato le bollicine di questa azienda e, in effetti, i loro Trento DOC hanno un’impronta intensa, nei profumi e al palato. Sono davvero riusciti a catturare l’essenza dei loro luoghi di provenienza, con quei versanti montuosi segnati da un suolo ricco di gesso e calcare.
In particolare, il Dosaggio Zero di Villa Corniole esercita una grande attrazione, con una fragranza che ricorda le brioche appena sfornate, le pesche, la scorza di limone e i fiori di mandorlo. Il gusto è di grande freschezza, secco e dissetante, con quell’impronta di frutta e lieviti croccanti che ti resta a lungo impressa.
Rese molto basse, uve selezionate e 72 mesi di affinamento sui lieviti sono solo alcuni dei fattori d’eccellenza che hanno reso così buono questo spumante.
Un Metodo Classico perfetto per accompagnare sushi e fritture di mare e di terra.
Il Timorasso secondo I Carpini
Un’uva a bacca bianca che è stata riscoperta con enorme successo. Forse ancora pochi lo conoscono ma il Timorasso è un vitigno con grandi poteri, destinato a conquistare appassionati e meno appassionati, grazie a un carattere tutto suo.
Dai suoi grandi poteri, arrivano grandi responsabilità, per i vigneron che si apprestano a coltivarlo e a vinificarlo!
Alla cantina I Carpini conoscono bene le sue proprietà e la mission è quella di metterle in risalto attraverso un approccio olistico alla vitivinicoltura. Potrebbe sembrare, all’inizio, un esercizio di stile, in linea con il trend imperante che vorrebbe il vino estraneo alla chimica.
In realtà, l’approccio della famiglia Ghislandi, alla cascina i Carpini, mira a mantenere l’equilibrio della vigna in modo da aiutare l’uva a crescere e a evolversi in sintonia con flora e fauna circostante. Ovviamente, la scelta di non usare preparati, nemmeno quelli “naturali”, per allontanare animali e parassiti, porta a rese basse ma di qualità, con l’idea che parte del raccolto possa servire all’uomo e l’altro alla natura del posto.
Da tale intento vengono fuori dei vini davvero riusciti che pongono bene l’accento sulla struttura e le potenzialità evoluti vedi un vino come il Timorasso dei Colli Tortonesi, a ragione definito come il “Barolo bianco”.
Timorasso Rugiada del Mattino
Il racconto firmato I Carpini inizia con il Timorasso più giovane, Rugiada del Mattino, classe 2021, che mette in campo profumi varietali eleganti e un assaggio dalla lunga impronta sapida. Uno di quei bianchi freschi e leggeri che sembra saziare, tanto è ricco di estratto. I profumi e le sensazioni retro olfattive sono quelle che più ricordano il vitigno, con note di frutta a polpa gialla, mandorle, fiori bianchi e gesso.
Timorasso Riserva Brezza d’Estate
La sua evoluzione è rappresentata dalla Riserva Brezza d’Estate che matura per 36 mesi in acciaio e poi per 24 mesi in bottiglia. I profumi, ancora più penetranti, richiamano la cipria, la cera d’api, con note di biancospino, fiori di mandorlo e albicocche. Un gusto intensamente sapido, sempre succoso e rinfrescante. Un bianco potente, uno di quelli che accompagna bene ingredienti importanti, saporiti e profumati, come il tartufo e i funghi, nonché formaggi a crosta fiorita e lavata.
In attesa di sperimentare personalmente gli abbinamenti, lo vedo molto bene accanto a un filetto di salmone alle mandorle, a uno polenta concia, a dei pastizzi maltesi, a una lasagna funghi e tartufo, a delle tagliatelle con bottarga e asparagi, a una cotoletta alla valdostana.
Un bianco che ama piatti di tipologia diversa, di mare e di terra.
Timorasso “Orange” Timox
Poi ho assaggiato il Timox, un Timorasso in versione “orange”, macerato in anfora. Non il solito orange color arancio fluo, ossidato anche nel sapore, ma un bianco dalle sfumature calde, secco, ricco di un’acidità succosa e dalla tipica impronta minerale, con profumi di miele e mandorle, accompagnati da sensazioni di spezie orientale, scorza d’arancia e frutta matura a polpa gialla.
Un bianco dall’appeal internazionale che vedo benissimo accanto a specialità diverse. Lo proverò sicuramente con una spanakopita, con un choucroute, con un’anatra all’arancia o con un nostrano vitello tonnato.
Timorasso Metodo Classico Chiaror sul Masso
Infine, come perla finale, ho assaporato il Metodo Classico da uve di Timorasso Chiaror sul Masso… un trionfo di sapidità e note fragranti. Con un affinamento di 36 mesi sulle fecce fini, queste bollicine restano delicate e, allo stesso tempo, corpose, e si fanno subito notare per profumi e intensità gustativa. Uno spumante attorno a cui costruire tutto un pasto. Dagli antipasti ai secondi, te lo godi sempre. I suoi aromi e sapori, che ricordano il miele, i fiori, le mandorle e la frutta estiva, accompagnano bene torte rustiche, a base di verdure, formaggi e salumi, primi di mare e di terra e secondi a base di carni bianche.
Se questa è stata la prima volta, sicuramente tonerò al Paestum Wine Fest, per altre emozionanti scoperte.
Intanto, cheers!